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Pensieri condivisi

Editoriale Maggio 2022

Nel corso degli ultimi anni si è rafforzata tra gli operatori del Sistema Salute la convinzione che una risposta più efficiente ed efficace ai bisogni dei pazienti possa provenire dalla collaborazione tra il settore pubblico e i privati, chiamati a intervenire in via sussidiaria rispetto alle esigenze del SSN e a garantire così un contributo di creatività e flessibilità che talora è precluso agli enti pubblici.

Come non ci stancheremo di ripetere, l’esperienza del Covid-19 — accanto alle gravi problematiche che ha determinato — ha rappresentato anche un’opportunità per sperimentare e sviluppare molteplici forme di partnership pubblico/privato, che hanno infatti costituito uno dei presupposti ideali che hanno ispirato la formazione del PNRR, nel quale si attribuisce proprio a queste collaborazioni una funzione centrale ai fini del miglioramento dell’efficienza del SSN.

È in applicazione coerente di questa prospettiva che, a partire dal 2021, Fondazione Roche ha deciso di supportare l’attuazione di un progetto elaborato da uno dei propri soci fondatori e da Fuji Medical System, inteso a favorire l’attività di screening mammografico in un periodo in cui un’attività diagnostica così critica e rilevante era stata penalizzata dalla pandemia, che aveva sensibilmente ridotto gli accessi delle donne alle strutture sanitarie. A nostro avviso si tratta di un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato e, proprio per questo motivo, abbiamo ritenuto opportuno richiedere a due dei protagonisti di questo progetto, il Dr. Antonio D’Amore, Vice Presidente della Federazione Italiana Aziende Sanitarie ed Ospedaliere e Direttore Generale dell’ASL Napoli 2 Nord, e il Dr. Fulvio Moirano, Fondatore e Amministratore Unico di Fucina Sanità, di esporci la loro esperienza, sia in relazione alla finalità e agli obiettivi generali del progetto, sia in merito alla sua concreta realizzazione.


Antonio D’Amore

Medico, nato ad Aversa — prima contea normanna in Italia — Vice Presidente della Federazione Italiana Aziende Sanitarie ed Ospedaliere e Direttore Generale dell’ASL Napoli 2 Nord da sei anni. È uno dei manager della sanità campana con maggiore esperienza sul campo; ha risanato completamente l’Azienda Sanitaria Napoli 2 Nord — una delle più grandi in Italia con un bilancio di circa 1,7 mld di euro — facendo emergere importanti eccellenze professionali e trasformando ospedali di periferia (tra cui il Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli) in strutture di riferimento nazionale. Prima di fare il Direttore Generale è stato per anni Direttore del Dipartimento delle Dipendenze Patologiche a Caserta, entrando in contatto col mondo del disagio psichico e sociale. L’esperienza dell’attenzione verso gli ultimi e gli anni da psicoterapeuta hanno lasciato un patrimonio ben tangibile nel suo stile di management.

“La salute è un bene di comunità”

La pandemia ci ha fatto riscoprire il valore della comunità in ambito sanitario. Vaccinarsi, indossare la mascherina, rispettare l’isolamento sono state misure che hanno funzionato solo perché condivise dalla maggioranza degli italiani; ci siamo dati fiducia l’un l’altro, facendo fronte unico contro chi non rispettava queste regole comuni. Insieme ci siamo fatti carico di un problema di salute che riguardava ciascuno. Insieme, il nostro Paese è diventato un importante punto di riferimento nella gestione della pandemia.

Questa logica ha messo ai margini una concezione della sanità individualista che stava avanzando negli ultimi anni: l’idea di una sanità — tipica del modello assistenziale assicurativo — in cui il rapporto tra l’operatore sanitario e il paziente è escludente rispetto al contesto e alla comunità e in cui ciascuno riceve l’assistenza che si può permettere.

Eppure, la sanità pubblica si basa esattamente sull’idea opposta, quella secondo cui la salute del singolo individuo rappresenta un patrimonio che l’intera comunità deve tutelare condividendo risorse, conoscenze e competenze. Per anni noi italiani, dopo aver rivendicato con orgoglio questa filosofia, ci siamo trovati quasi a parlarne a bassa voce, temendo di essere additati come portatori di un modello assistenziale superato, troppo solidaristico e poco in linea con una sanità che parla il linguaggio della tecnologia e della concorrenzialità.

La pandemia, invece, ci ha fatto tornare alle nostre origini; di colpo dietro le mascherine siamo tornati ai valori per i quali in tanti abbiamo scelto di dedicarci alla cura di chi stava male e abbiamo scoperto che quei valori che ci portavamo dentro erano un carburante potentissimo, estremamente prezioso per fronteggiare l’emergenza pandemica.

Questa concezione solidale della sanità pubblica la stiamo trasferendo sui territori dell’ASL Napoli 2 Nord nell’ambito della prevenzione oncologica. Su un territorio di 32 Comuni, popolato da oltre 1 milione di abitanti, abbiamo scelto la strada della prossimità dei centri mammografici, della vicinanza degli ambulatori ginecologici, della capillarità dei punti di raccolta dei campioni per la ricerca del sangue occulto. Abbiamo valutato come fattore critico di successo la presenza nelle nostre comunità dei punti in cui fare prevenzione, così da permettere alle persone di trovare nel proprio Comune o a pochi chilometri di distanza il luogo dove prendersi cura di sé.

Stiamo lavorando con il passaparola, inventandoci sistemi di prenotazione degli esami di screening via WhatsApp e facendo diventare le nostre pazienti testimonial sui social, sulle TV locali e sulle pagine dei giornali regionali. Su questa nostra linea di intervento abbiamo incrociato la strada con Fucina Sanità e con il suo progetto Screening Routine, che prevede la donazione di mammografi sul territorio italiano al fine di promuovere un potenziamento delle azioni di prevenzione all’indomani dell’emergenza pandemica. Tale progetto, sviluppato da Fucina Sanità in collaborazione con Roche e Fondazione Roche, sta permettendo un importante recupero degli screening mammografici che non era stato possibile effettuare negli ultimi due anni. “Screening Routine” si propone come una best practice nell’ambito della collaborazione tra pubblico e privato: un’esperienza, cioè, volta ancora una volta a valorizzare la prossimità dell’assistenza sanitaria pubblica nella vita delle nostre comunità.

Stiamo lavorando, in altri termini, affinché i nostri assistiti diventino opinion maker presso le proprie comunità, invitando amici e conoscenti a sottoporsi agli screening. Di fatto è la stessa cosa che è avvenuta nel corso della campagna vaccinale contro il Covid-19, quando coloro che si erano già sottoposti alla vaccinazione si preoccupavano di accompagnare amici e parenti ai centri vaccinali, facendoli vincere l’ingiustificata paura dell’ignoto. Di fatto è, ancora una volta, la comunità che si fa carico della salute della comunità.


Fulvio Moirano

Esperienza quarantennale nella gestione della sanità pubblica.
Medico specialista in Igiene e tecnica ospedaliera e specialista in Igiene e sanità pubblica. Fondatore e Amministratore Unico di Fucina Sanità Srl. Esperto ministeriale nella Commissione per la revisione del DM 70/2015. Presidente del Comitato di indirizzo dell’AOU S. Orsola Malpighi di Bologna dal 2015 fino a settembre 2020.

Dopo la carriera di Direttore sanitario e Coordinatore sanitario di circa 15 anni, a partire da gennaio 1995 ha iniziato l’attività di Direttore Generale di Aziende Sanitarie: è stato Direttore Generale della ATS Sardegna (2016–2019), Direttore Sanità Regione Piemonte (2014–2016), Direttore dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, AGENAS (2009–2014), Commissario e Direttore Generale Azienda Ospedaliera S. Croce e Carle di Cuneo (1996–2006), Direttore Generale ASL Cuneo 1 (2007–2008), Direttore Generale ASL di Biella (1995), Coordinatore tecnico Commissione Salute della Conferenza delle Regioni (2016).

“Un prezioso supporto per un’essenziale attività di prevenzione”

Noi di Fucina Sanità abbiamo partecipato con entusiasmo a un’esemplare iniziativa di collaborazione tra pubblico e privato, che è andata a stimolare la ripartenza delle attività di screening mammografico per il recupero ordinato dell’attività di prevenzione, funzione essenziale delle aziende sanitarie.

L’iniziativa di Fondazione Roche e Roche, che in collaborazione con Fuji ha acquistato e donato dieci mammografi di ultima generazione ad altrettante Aziende Sanitarie italiane, ha previsto l’affiancamento di Fucina Sanità come partner indipendente per la selezione delle Regioni e delle ASR cui donare i mammografi.

Fucina Sanità ha basato tale scelta su 6 criteri, in ordine di priorità:

  • coerenza con le programmazioni nazionali e regionali;
  • equilibrata distribuzione geografica a livello nazionale e nella scelta delle ASL metropolitane e provinciali;
  • percentuale di esami in meno nel 2020 rispetto agli anni precedenti;
  • necessità di sostituzione delle apparecchiature obsolete, con particolare attenzione a quelle analogiche rispetto alle digitali presenti in ogni Regione;
  • strutturazione organizzativa delle Direzioni aziendali e delle Strutture da coinvolgere sulla base dei risultati attesi in termini di abbattimento delle liste di attesa.

Una volta identificate le dieci Regioni e le relative ASR, i soggetti promotori del progetto si sono avvalsi della nostra consulenza per cercare di ottimizzare i tempi di installazione dei mammografi e di rilancio dell’attività, che si è realizzata attraverso una forte cooperazione fra i nostri collaboratori e le donne e gli uomini di Roche e Fuji. Ovviamente il progetto ha visto differenti gradi e intensità di realizzazione nelle varie aziende sanitarie, ma complessivamente ha determinato una forte ripresa delle attività di screening in tutte le aziende, nonostante il Covid non abbia mollato la presa sul SSN per tutto il 2021 e ancora oggi nel 2022.

L’Osservatorio Nazionale Screening, di recente, ci ha ridato un quadro generale delle “riaperture” e l’agenda Regione per Regione di ordinanze, linee di indirizzo, indicazioni, documenti per il riavvio delle prestazioni di screening post Covid, dove emergono bene anche le differenze legate al territorio nazionale.

Noi di Fucina, per questo progetto, abbiamo predisposto questionari specifici con l’obiettivo di poter confrontare la gestione della ripresa dell’attività di screening tra i centri oggetto della donazione; a tal fine il periodo di rilevazione dei volumi di attività è stato individuato nel trimestre ottobre–dicembre, proprio per permettere il confronto dei dati, considerate le differenti tempistiche di installazione dei mammografi donati.

Dalla prima elaborazione dei risultati raccolti si è visto che il tempo medio per l’effettuazione della mammografia è tornato sui livelli pre-Covid per la maggioranza dei centri (la media ci aveva fatto attestare sui 20 minuti durante le prime implementazioni dei protocolli anti Covid; ora ci stiamo attestando attorno ai 10 minuti).

Un altro indicatore di risultato importante che abbiamo osservato è il tempo medio di refertazione per i casi meritevoli di approfondimento, che si attesta per tutti i centri sotto i 30 giorni.

Relativamente alla nuova tecnologia, per tutti i centri — ad eccezione di Chieti, dove il nuovo mammografo si va ad aggiungere alle tecnologie presenti — si è andati a sostituire una tecnologia vetusta, apportando quindi un netto miglioramento alla qualità di refertazione, oltre che ai tempi ad essa correlati.

Il “Progetto Mammografi e rilancio degli screening”, realizzato sostanzialmente in sei mesi, è stata un’esperienza stimolante per i nostri collaboratori e riteniamo abbia consolidato i rapporti umani tra gli operatori delle aziende private (Roche, Fuji e Fucina, con il contributo di Fondazione Roche) e i Dirigenti e gli operatori delle aziende sanitarie pubbliche. In questo senso voglio segnalare l’apporto propulsivo delle Direzioni aziendali ma soprattutto delle persone che, con passione ed entusiasmo, si occupano direttamente degli screening nelle Aziende Sanitarie.

Il forte interesse espresso da tutti i centri per un possibile momento di benchmark sui dati e sulle informazioni raccolte, da effettuarsi verso la fine del 2022 a livello nazionale, anche finalizzato al miglioramento della gestione delle attività preventive, ci vede convinti sostenitori della prosecuzione del progetto per offrire un forte stimolo alle attività di screening del carcinoma della mammella.