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Pensieri condivisi

Contributo di Alfonso Fuggetta, AD e direttore scientifico Cefriel

Intro

Nella seconda parte del 2022 la Fondazione Roche, in collaborazione con Edra, ha curato la pubblicazione di un volume che si propone di affrontare il tema della rilevanza dei dati nella sanità, con un approccio multidisciplinare e mirato a esaminare argomenti e prospettive differenti.

Uno degli autori che avevamo coinvolto è il Prof. Alfonso Fuggetta, che era intervenuto sul tema della valorizzazione dei dati e della promozione dell’innovazione.

A distanza di un anno, abbiamo ritenuto opportuno coinvolgere nuovamente il Prof. Fuggetta per iniziare ad affrontare un argomento in continuità ed evoluzione con quello approfondito in precedenza, iniziando cioè ad accennare alle problematiche e alle opportunità che scaturiscono dall’applicazione dell’Intelligenza Artificiale alla gestione dei dati, alla luce del cambio di paradigma culturale che è richiesto alla politica e alla società civile.

Siamo quindi fiduciosi che la lettura possa essere di interesse delle amiche e degli amici della Fondazione Roche, con l’auspicio che gli stimoli contenuti in questo editoriale possano essere ancora ripresi in altre occasioni.


Articolo

Contributo di Alfonso Fuggetta, AD e direttore scientifico Cefriel

Le tecnologie digitali permettono di raccogliere quantità di dati che hanno raggiunto volumi fin difficili da descrivere e razionalizzare. Si tratta di dimensioni che pongono grandi problemi non solo di privacy, ma anche di governo complessivo dell’ecosistema, specialmente quando si considerano le applicazioni in campo sanitario.

Chi può raccogliere i dati e a quali condizioni? Quali regole e vincoli devono essere definiti per tutelare chi è impattato dalle applicazioni e dai servizi che utilizzano questa enorme quantità di dati?

Sono domande molto delicate, strategiche si usa dire oggi. Esse chiamano la politica e la società civile a riflettere in modo approfondito su quali debbano essere le regole di governance che definiscano il giusto equilibrio tra autonomia dei ricercatori e tecnologi, libertà economica, rispetto dei diritti civili, tutela delle regole democratiche.

Ma esistono anche altre considerazioni di natura più tecnica che stanno emergendo in questi mesi. Per molti anni, la raccolta e l’analisi dei dati si è basata su un principio: collezionare i dati e, soprattutto, analizzarli è un processo complesso e costoso. Analizzare e studiare grandi quantità di dati ha richiesto non solo tempo “di calcolo”, ma soprattutto un lavoro cognitivo che definisca quanti e quali dati raccogliere e per quale scopo.

In realtà, oggi, lo sviluppo dei sistemi di Intelligenza Artificiale (AI) sta ribaltando questo paradigma. Per far funzionare i moderni sistemi di AI servono quantità enormi di dati per “addestrare” questi sistemi e fornire quindi le basi per poter sviluppare le elaborazioni di cui sono capaci.

Mi pare quindi siano emersi due approcci, due paradigmi, non necessariamente alternativi nella loro applicazione, ma certamente diversi nella loro natura e struttura.

Il primo approccio mira in modo ragionato a definire lo scopo della raccolta dei dati e, di conseguenza, le modalità secondo le quali rilevare, studiare e sfruttare i dati raccolti. Approcci come GQM (Goal Question Metrics, sviluppato negli anni ’90), come lo stesso nome indica, partono dall’obiettivo del processo di misura per arrivare in modo guidato all’utilizzo mirato delle informazioni.

Il secondo approccio è basato su data mining, tecniche di intelligenza artificiale e tanta capacità di calcolo, per scoprire e rivelare informazioni e conoscenza dall’analisi di enormi quantità di informazioni. Complessivamente, abbiamo a disposizione tecniche e metodi che allargano lo spettro delle possibili applicazioni derivanti dall’utilizzo dei dati.

Stiamo quindi vivendo un periodo stimolante e promettente, anche se non privo di rischi e di sfide.

Certamente, abbiamo non solo bisogno di un numero sempre crescente di professioni specialistiche della materia, ma anche di una cultura di base diffusa in tutta la popolazione, che è di fatto sia generatrice di queste informazioni, sia utente dei risultati delle elaborazioni che con esse vengono realizzate. Tutto ciò richiede un gigantesco sforzo di formazione non solo dei giovani e degli specialisti del settore, ma anche (e soprattutto) di tutte le fasce della popolazione.

A livello politico-istituzionale, abbiamo bisogno di rivedere e ripensare l’insieme delle regole e dei modelli di governance che guidano, regolano e controllano l’utilizzo che si fa di queste straordinarie opportunità che ci vengono offerte dallo sviluppo della scienza e della tecnologia. È un processo critico, perché una prematura ed eccessiva regolazione può bloccare sul nascere l’innovazione.

È quindi il momento della competenza, della lungimiranza, dell’impegno nel trovare il saggio equilibrio tra tanti fattori così importanti e rilevanti per lo sviluppo della nostra società.


Bio

È Professore Ordinario di Informatica presso il Politecnico di Milano ed è stato Faculty Associate presso l’Institute for Software Research della University of California, Irvine.

Come Amministratore Delegato e Direttore Scientifico di Cefriel (dal 2005) si occupa di orientare le strategie del centro nei progetti di ricerca e innovazione e di stimolare il raccordo tra mondo accademico, istituzioni e imprese.

Attualmente è parte del Gruppo Tecnico Politiche Industriali e Impresa 4.0 e del Gruppo Tecnico Transizione Digitale di Assolombarda; è membro del Consiglio Scientifico di Fondazione Astrid, nonché del Consiglio Generale di Aspen Institute Italia.